Resoconto della seduta n. L del 28 aprile 2021

10/05/2021

Il 28 aprile 2021 alle ore 15.00, presso Palazzo Economo a Trieste, si è riunita la Commissione Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia.

Hanno partecipato all’incontro, che si è svolto in modalità telematica, i componenti della Commissione: Roberto Cassanelli, Direttore del Segretariato regionale in qualità di Presidente della Commissione, Simonetta Bonomi, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Andreina Contessa, Direttore della Direzione regionale musei, Luca Caburlotto, Soprintendente Archivistico.

La Commissione ha esaminato, discusso e approvato:

1 - Sei verifiche e dichiarazioni dell’interesse culturale
ex artt. 12-13 del D.Lgs. 42/2004

Palazzo del Consiglio Regionale – ex Casa del Balilla, sito a Trieste, in Piazza Oberdan, n. 6

Palazzo del Consiglio Regionale Il progetto dell’attuale sede del Consiglio Regionale risale al 1934-1948 e rientra all’interno dei piani particolareggiati avviati nel ventennio per la ristrutturazione urbanistica del colle di S. Giusto, di Città Vecchia e del quartiere Oberdan, quest’ultimo precedentemente occupato dalle caserme austriache. Nel 1925 viene avviato il concorso di idee per la sistemazione della esedra di piazza Oberdan, cuore del nuovo quartiere e luogo simbolo della “città italiana”, intorno alla quale si sviluppa la nuova area residenziale, con la funzione di esaltare l'imponente facciata del Palazzo di Giustizia (progettata da Enrico e Umberto Nordio nel 1913).

La redazione del progetto per la Casa Centrale del Balilla viene affidata agli inizi del 1934 agli architetti Umberto Nordio e Raffaello Battigelli, con l’obiettivo di definire un volume di completamento all’esedra, riproponendo il carattere monumentale tipico del linguaggio razionalista. L’edificio è un volume semplice che si innesta su un alto basamento che, in continuità con gli altri edifici della piazza, è caratterizzato da imponenti arcate.

La sua destinazione d’uso è variata più volte nei decenni successivi: edificio scolastico e sede del Centro Internazionale di Fisica Teorica tra il 1964 e il 1972. È in questi anni che i lavori di restauro e adattamento vengono affidati allo stesso Umberto Nordio in collaborazione con l'architetto Aldo Cervi, e a cui si deve la sostituzione del rivestimento di facciata: la finitura originaria in mattoni che caratterizzava la parte superiore dei prospetti dell’edificio e che creava un forte contrasto cromatico con il basamento e il loggiato superiore, viene sostituita con una finitura in pietra bianca. Dal 1972 è sede del Consiglio Regionale.


Sede della Banca d'Italia, sita in Trieste, in corso Cavour n. 13

Sede della Banca d'ItaliaA seguito del passaggio di Trieste all'Italia, nel 1918, la sede della Banca Austro-Ungarica - in posizione centrale sulle rive - fu requisita per ospitare gli uffici della Banca d'Italia, in modo da rendere immediatamente operativi i servizi bancari e di tesoreria del nuovo governo. Il palazzo originario, di modeste dimensioni, però si rivelò presto insufficiente per il nuovo utilizzo perché già nel 1920 alla filiale triestina fu riconosciuto il rango superiore di Sede. Si decise così di avviare un progetto di ampliamento dell'edificio, acquisendo il lotto di terreno retrostante. L'incarico fu affidato a Biagio Accolti-Gil, ingegnere della Banca d'Italia, in collaborazione con l'architetto triestino Arduino Berlam per la parte artistica.

I lavori di restauro e ampliamento iniziarono nel 1922 e si conclusero nel 1928. Uno dei primi problemi affrontati fu il consolidamento del terreno, che risultava poco stabile a causa del fondo melmoso. Le fondazioni furono irrobustite con una palificata di elementi di abete conficcati nel terreno in ragione di uno per ogni metro quadro di superficie coperta.

Il vecchio edificio e la parte di nuova costruzione, sfalsati di mezzo piano, furono raccordati da un sistema interno di doppi rampanti. Per uniformare i prospetti esterni, la committenza scelse uno stile “italiano”, ispirato alle linee tardo rinascimentali. I bugnati rustici forniscono alla costruzione un'immagine di solidità e di potenza, adatta alla sua funzione, e richiamano antichi palazzi delle zecche italiane. Sulla facciata principale, è presente un ampio portale e un massiccio poggiolo. Notevoli sono i dettagli in ferro battute delle inferriate, eseguiti dalle officine udinesi Marin e Favretti.

All'interno le decorazione degli atri e degli scaloni sono eseguite con marmi pregiati, anche provenienti dalle cave locali di Aurisina e dell'Istria. Il tutto doveva comunicare un senso di solidità e smisurata magnificenza. Lo stile coniuga un tardo eclettismo di impronta ottocentesca con slanci verso le novità dell'Art Déco, quali le geometri astratte degli intarsi marmorei. Le belle vetrate colorate dello scalone, eseguite con la tecnica a piombo, rappresentano allegorie di città; sono opere della ditta Corvaja e Bazzi di Milano. I soffitti a cassettoni sono elegantemente decorati. Alcuni lampadari a sospensione sono in vetro soffiato di Murano, in classico stile “neosettecentesco”; altri punti luci invece sono costituiti da perle di vetro in semplice stile Art Decò.

L'edificio è stato considerato un bene particolarmente importante e degno di tutela, compresi tutti gli apparati decorativi fissi e gli arredi riconducibili al progetto originario.

 

Caserma Stella, sito a Lignano Sabbiadoro (UD), in via Carso n. 37

Caserma StellaL'edificio è noto fin dagli inizi dell'Ottocento, come sede della Regia Guardia di Finanza, destinazione d'uso che si è mantenuta nel tempo.
La caserma divenne particolarmente importante dopo il 1866, quando il territorio fu annesso all'Italia, in quanto si trovava al confine con l'Austria.

È stata la casa natale di Pier Antonio Gregorutti (1880-1915), che si distinse al fronte sull'altopiano carsico a capo del 118° Reggimento e che, un anno dopo la morte, fu insignito della Medaglia d'Oro al valore militare.

La costruzione è caratterizzata da prospetti equilibrati e simmetrici, con un basamento in malta lavorata a effetto pietra, che corre lungo tutto l'edificio. Conci in calcestruzzo e lesene decorative marcano gli angoli della facciata e l'ingresso principale.

Il decreto di tutela ha individuato l'interesse architettonico del manufatto e il suo riferimento con la storia.

 

Casa Lenassi – Michieli (Comando Stazione Carabinieri), sita in Cervignano del Friuli (UD), in via Mercato n. 4

Casa Lenassi – MichieliLa casa, eretta probabilmente nel XVIII secolo, apparteneva ai Lenassi, famiglia goriziana di ricchi commercianti e proprietari di mulini. Vi dimorò inoltre Cesare Michieli (1838-1889), garibaldino che partecipò all'impresa dei Mille. Dal 1895 l'edificio ospitò il locale Gabinetto di Lettura, associazione patriottica, sorta a Cervignano nel 1870 per volontà dei liberali. La costruzione, adibita più tardi a caserma dei carabinieri, conserva in parte la conformazione originaria. Il fronte principale è semplice e sobrio e mantiene il valore di decorosa quinta prospettica per l'adiacente chiesa settecentesca di San Michele Arcangelo, con cui ha una stretta relazione architettonica  e visiva. L'edificio è situato all'interno del nucleo più antico del borgo rurale della cittadina, l'Insula Cervignani formata dal fossato uscente e rientrante del fiume Ausa, abitata a partire dall'epoca romana.

Il decreto di tutela ha tenuto conto del valore architettonico e storico della costruzione e del rischio archeologico dell'area.

 

Chiesa sussidiaria di San Domenico, sita a Udine, in piazza Libia n. 1

Chiesa sussidiaria di San DomenicoLa chiesa sorge nell'omonimo quartiere periferico, nato agli inizi degli anni Trenta come “Villaggio” per supportare l'espansione demografica. Sorto in un'area allora rurale, nota come Fàula, accolse dapprima un centinaio di famiglie povere rimaste senza casa in seguito allo “Scoppio di Sant'Osvaldo”, un esplosione di materiale bellico avvenuta nel 1917 che causò la distruzione di un intero quartiere abitativo. Il nuovo insediamento fu destinato ad una comunità che fu di fatto emarginata, tanto che i suoi abitanti venivano definiti “gli scacciati”. In questo contesto sociale la piccola chiesa, inaugurata nel 1935, divenne un punto di aggregazione non solo spirituale. Qui operò Don Emilio de Roja, figura centrale nella storia friulana della seconda metà del XX secolo. Nel 1952, accanto alla chiesa, fondò la “Casa dell'Immacolata”, dedita all'accoglienza degli orfani e ancor oggi impegnata nell'accoglienza. LA chiesa è di modeste dimensioni e realizzata con materiali comuni. La facciata, del tipo a capanna con campaniletto a vela, ricorda la diffusa tipologia delle chiesette friulane. Altrettanto essenziale è l'interno, ad aula unica. Le pareti, dipinte nei toni dell'ocra, hanno semplici decorazioni figurative di carattere religioso. Il provvedimento di tutela si è basato sull'intrinseco e profondo legame della chiesa con le vicende connesse alla storia religiosa e sociale dell'abitato.

 

Chiesa di San Michele Arcangelo, sita a Tarcento (UD), loc. Segnacco, in via Vittorio Alfieri

Chiesa di San Michele ArcangeloLe prime notizie della chiesa risalgono al XV secolo quando fu realizzata per servire gli abitanti del piccolo borgo. Distrutta a seguito del tragico terremoto che colpì il Friuli nel 1511, fu ricostruita e consacrata nel 1533. Nell'Ottocento fu oggetto di una nuova ricostruzione, su progetto dell'architetto gemonese Girolamo D'Aronco.

L'edificio fu duramente danneggiato dal terremoto del 1976, e furono necessari interventi di messa in sicurezza e di consolidamento delle strutture per ripristinare la sua funzionalità.

L'edificio è dotato di un impianto basilicale a tre navate suddivise da arcate a tutto sesto. L'abside, di forma pentagonale, è riccamente decorata con stucchi e affreschi. La facciata principale ha tre portali, quello centrale è sottolineato da un sistema di lesene sormontato da un arco a tutto sesto. È stato tutelato per l'interesse architettonico e storico che rappresenta.

 

2 - Dieci dichiarazione di insussistenza culturale
ex artt. 12-13 del D.Lgs. 42/2004

 

3 - Una richiesta di autorizzazione all'alienazione
ex art. 55 e sgg del D.Lgs. 42/2004

 

4 - Una richiesta di autorizzazione allo spostamento definitivo
ex art. 21, comma 1, lettera b) del D.Lgs. 42/2004

 

Le informazioni e le immagini sono tratte dalle relazioni storico artistiche della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia.